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Le
motivazioni
“Se
l’istigazione alla jihad contro gli ebrei e gli
americani é un crimine, allora io sono un criminale”.
Era la dichiarazione di Bin
Laden nell’ultima intervista rilasciata in pubblico.
Ed
é in questa la chiave di lettura della strage come
della faida che per anni ha insanguinato quel contrasto
tra mondi diametralmente opposti: quello dell’islam,
legato intrinsecamente alla tradizione del corano, forse
più portato al fondamentalismo religioso; quello
occidentale, capeggiato, forse immeritatamente dagli
Stati Uniti d’America, che rappresentano per eccesso
la deviazione del sistema capitalistico, il consumismo e
l’arrivismo sfrenato, la pretesa di far
necessariamente condividere i propri valori ed
istituzioni al mondo saudita come all’America
Meridionale, sino alla Cina.
In
fondo cos’é il concetto di globalizzazione, se non un
ingrato fato a cui la popolazione mondiale deve
chinarsi, fino ad essere inghiottita totalmente dalle
fauci del sistema, fino ad assecondare le pretese di
pochi potenti, i dogmi di un sistema ormai deviato.
“L’islam
é violenza. Combattere fa parte della nostra religione
e della sharia. Chi lo nega é un ipocrita”. Questo il
concetto fondamentale dell’origine della carneficina
di liberty street, una delle strade che circondano il
world trade center, o per meglio dire circondavano le
twin towers.
Liberty
street, la strada della libertà, troppo spesso
ostacolata proprio dalla nazione “stars and strife”,
troppo occupata a propinare la legge del più forte alle
nazioni del globo, la cui unica colpa spesso era solo
quella di pensare in modo diverso dagli uomini dello Zio
Sam.
Se
il terrorismo, come la violenza fine a sé stessa, é
universalmente condannabile e deprecabile sotto ogni
punto di vista la si osservi, spesso “Sono le
ingiustizie a generare i <<mostri>> del
mondo, e il fanatismo e l’irrazionalismo derivano dall’esasperazione
dei sentimenti. Gli U.S.A. dovrebbero riflettere su
questo, prima di rispondere ai terroristi”(Monsignor
Plotti, presidente Conferenza episcopale italiana.[n.d.R.]).
Se
l’Al-oaida, l’organizzazione fondata da Osama Bin
Laden per riunire la fratellanza musulmana, l’Hamas, a
“ristabilire lo stato islamico”, é una fazione
oltranzista di ortodossia politico-religiosa di fede
musulmana deviata ( tant’è vero che é osteggiata
anche dalla stessa OLP palestinese, come da tutte le
nazioni democratiche saudite ), é anche vero d’altro
canto che l’estremismo politico é spesso derivato da
un disagio profondo di base.
La
caccia alle streghe iniziale, alla disperata ricerca di
un capro espiatorio a cui far riferimento per
indirizzare l’odio e il risentimento di un’intera
popolazione pare ormai finita, ma, nonostante
i passi falsi commessi dall’organizzazione
terroristica, non si avrà mai la certezza
dell’assenza di una effettiva partecipazione di altri
movimenti. Dopo la caduta del blocco sovietico infatti
diventa sempre più difficile per gli Stati Uniti
sparare a zero sopra un nemico predeterminato,
addossandone per
intero episodi bellici e disagi, legittimando mosse
strategiche e logistiche. La politica estera americana
ha commesso non di rado passi falsi, incaponendosi
spesso su questioni di principio più che di sostanza,
cercando di inculcare al mondo intero i principi dello
stile di vita statunitense.
Un
sentito augurio per le famiglie delle persone
incolpevoli rimaste vittime della strage di ritornare
presto alla vita, un monito se possibile agli U.S.A., e,
conseguentemente, alle nazioni che in virtù
dell’articolo 5 del patto atlantico dovranno prender
parte al conflitto contro un nemico apparentemente
invisibile: prima di elargire alla comunità dogmi su
democrazia e libertà é necessario vedere da che
pulpito viene la predica. Ricordate che gli stessi
soldato afgani pronti un domani a difendersi dalla furia
americana erano gli stessi addestrati e armati proprio
dall’esercito americano contro il blocco sovietico.
Pensate
e meditate...
Andrea
Graziano
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