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Gli
obiettivi
La
prima domanda rimbalzata via etere che ha riempito le
bocche di tutta la popolazione del globo é stata
“come,come hanno potuto riuscirci?”. Domanda lecita,
dato che nell’immaginario collettivo dell’uomo
comune il pentagono é sinonimo di sicurezza,
inattaccabilità, fierezza di un esercito, quello
americano, ritenuto imbattibile, vanto di un sistema di
sicurezza dello stato, i servizi segreti
dell’esercito, che insieme alla CIA rappresentano
l’organizzazione d’intelligence, insieme a quella
israeliana forse più sviluppata al mondo.
Come
hanno potuto fallire consentendo un massacro di tale
entità?
La
risposta é da ricercare nella metodologia degli
attentati, che hanno preso in contropiede proprio per la
semplicità della tecnologia utilizzata, di fronte alla
quale l’America si é ritrovata indifesa, ed inerme
contro un nemico fondamentalmente invisibile.
La
tragedia americana pone molti interrogativi
sulle modalità nonché sulla scelta degli
obiettivi terroristici. Di primo acchito una valutazione
semplicistica della tragedia potrebbe dare l’illusione
di una barbarie senza costrutto, tesa all’eliminazione
del maggior numero possibile di cittadini americani, in
nome della famigerata jihad islamica. Successivamente il
cerchio delle probabilità é andato stringendosi sulla
figura di Bin Laden, il magnate a capo
dell’organizzazione dei taliban, gli “studenti del
corano” afgani.
Alla
carneficina fine a sé stessa più accreditabile risulta
una seconda ipotesi, quella dell’atto di forza in nome
dell’islam per mettere in ginocchio la nazione a
stelle e strisce, colpire i simboli del potere
occidentale. Nel mirino dei terroristi l’icona del
potere politico e militare:
-
il campidoglio, sede del parlamento americano;
-
la casa bianca e l’air force one, attentato diretto al
rappresentante per eccellenza di un popolo legato
indissolubilmente alla figura del suo presidente,
stavolta non amato da tutta l’opinione pubblica come
avvenne per i suoi predecessori, ma pur sempre, come
nella Francia di Luigi XIV, il rappresentante di Dio in
terra;
-
il pentagono, solo poche centinaia di metri al di là
del fiume Potomac che lo divide dalla residenza
presidenziale, sede del potere logistico di una nazione
orgogliosa, troppo orgogliosa della sua forza bellica;
-
per finire il World trade center, il centro cuore
dell’economia, il fulcro su cui gravita il sistema
capitalisti.
É
così che si estirpano dall’indole degli uomini, dal
cuore come dalla mente, i
baluardi dell’appartenenza patriottica, i simboli di
un nazionalismo
forse all’eccesso, il morale di persone che da un
giorno ad un altro vengono privati degli unici elementi
di certezza della vita, anche se quest’unica certezza
non é altro che un palazzo antiestetico, costruito
nella delirante presunzione di un uomo, Nelson
Rockfeller, di elevare
l’esistenza al cielo, in piedi ancora dopo
trent’anni a rappresentare la follia di un mondo
troppo lontano per essere sopportato e concepito
dall’uomo del corano.
Andrea Graziano
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